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di Maurizio Tanfulli - presidente Turba

In questo anno 2024 la RAI festeggia il suo 70° compleanno. Un evento che ha cambiato la nostra vita e tuttora condiziona il nostro agire. Dall’informazione, all’educazione, dallo spettacolo, alla promozione e così via. Il 1954 fu un anno molto importante anche per la Turba, un anno di svolta. L’edizione del ’50, infatti, si era conclusa con un diluvio “biblico” il quale, oltre a rovinare alcune scene, aveva lasciato un bel gruzzolo di debiti che a stento gli organizzatori cercavano di onorare. La “Società Turba” rimaneva viva, ma non così audace da improvvisare senza risorse una nuova edizione. Per necessità dovettero essere rimandate alcune edizioni poi, all’inizio del ’54, fu lanciato un accorato appello alla popolazione che allora contava 4.900 abitanti!. L’appello fu raccolto da tutte le componenti del paese: amministrazione comunale, parrocchia, scuola, rappresentanze industriali, artigianali, professionali. Si lavorò duramente per giungere pronti al venerdì santo 16 aprile, e fu un grande successo. Un paese si era unito per difendere una propria identità culturale.

Il Resto del Carlino del 18 aprile 1954 così apriva la cronaca locale: “L’Antichissima rappresentazione della “Turba” ripresa a Cantiano – Passione e morte di Gesù Cristo nelle potenti suggestioni di una composizione corale”. Fu tanta la eco di quell’edizione che nel 1955, la RAI ancora in fasce, giunse per la prima volta a Cantiano. Probabilmente in paese non vi erano ancora le televisioni, forse nei bar, ma il mercoledì santo di quell’anno, 6 aprile, la troupe della Rai giungeva a Cantiano, in un clima di orgoglio e curiosità, a riprendere alcune scene della Turba, appositamente realizzate e montate in un video promozionale che lanciò la tradizione cantianese in tutta Italia. Da allora molte volte le troupe della Rai vennero a Cantiano, così come tanti personaggi furono ospitati nei suoi studi.

Sebbene anche in quell’anno il tempo fu malevolo, il ’54 può essere considerato il riscatto di un paese che con difficoltà usciva da un dopo guerra rovinoso e si affacciava fiducioso a vivere una ripresa economica e sociale che forse, per i paesi dell’entroterra, fu solo un abbaglio. Lo sviluppo economico che caratterizzò l’Italia tra la fine degli anni’50 ed i primi ’60, fu a scapito dei paesi dell’entroterra che videro privarsi di tante risorse umane, a favore di paesi e città della costa che offrivano maggiori possibilità di lavoro e guadagno. Se oggi dovessimo fare un “accorato appello”, avremmo una platea molto ridotta di ascoltatori.

Non è semplice mantenere oggi un format così antico, perché attorno ad esso tutto è cambiato. Spettatrice di grandi cambiamenti avvenuti nella società, la Turba, con grande sforzo, cerca di adeguarsi ad essi. Le spese, così come le responsabilità sono aumentate considerevolmente, di pari passo alla complessa procedura amministrativa per le autorizzazioni necessarie. L’approccio volontaristico dal canto suo è diminuito, così come le capacità artigiane che garantivano la conservazione delle scene e dei costumi. Gli stessi convincimenti di fede che l’hanno originata vacillano paurosamente, per questo ogni Turba che viene realizzata può essere considerata come un miracolo. Anche quest’anno, superate le tante difficoltà, il miracolo si compirà. Cantiano avrà la possibilità di mostrarsi nella sua veste più originale (antesignana di tante simili manifestazioni che da essa hanno tratto lo spunto), e per gli organizzatori la riposta speranza che per un attimo ci si fermi e con il pensiero si vada oltre l’apparenza scenografica per riscoprire valori autentici propri dell’uomo e della tradizione cristiana.

Preparativi per la Turba del 1954. Volontari al lavoro nel montaggio delle scene
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